FEDERICO MORLACCHI, UN RAGAZZO D’ORO!
Federico Morlacchi vincitore indiscusso alle Paraolimpiadi Rio 2016
Intervista a Federico Morlacchi, Plurimedagliato alle Paralimpiadi di Rio 2016 e studente di Osteopatia TCIO.
Federico Morlacchi, 23 anni – Luino.
Atleta professionista, Studente di Osteopatia TCIO, ragazzo dinamico e pieno di vita.
Affetto da ipoplasia congenita al femore sinistro, è uno dei protagonisti più discussi delle Paralimpiadi a Rio 2016.
Federico si è distinto per la vittoria della medaglia d’oro nei 200m misti, per tre d’argento nei 400m stile libero, 100m rana e 100m farfalla, di cui è detentore del record mondiale.
1) Come ti sei avvicinato al nuoto? È stato uno sport “obbligato” a livello salutare o per scelta?
“Ho iniziato a nuotare a 3 anni per una serie di scompensi dovuti alla protesi, poi mi sono reso conto che mi piaceva ed ho continuato a farlo. Ma sono sincero, non è stata del tutto una scelta obbligata, per continuare a questi livelli deve essere vissuta come un piacere personale, non come uno sforzo.”
2) Perché hai scelto di studiare Osteopatia? Come hai conosciuto TCIO?
“Nel 2010 ho sofferto di pubalgia all’adduttore. È stata una sofferenza atroce per sei mesi e nonostante una serie sedute di fisioterapia e Tecar terapia il mio dolore non passava.
Poco dopo durante una gara, ho incontrato un osteopata di Brescia che in una seduta di osteopatia mi ha dato più beneficio, che in tutti i sei mesi precedenti.
A quel punto ho iniziato a farmi una serie di domande e mi sono informato sull’osteopatia. Tramite internet ho conosciuto l’istituto TCIO ed è bastato un solo Open Day per farlo diventare la mia scelta definitiva. Non ho mai voluto vedere altre scuole dopo TCIO. Mi ricordo che sono venuto in stampelle il primo giorno e Paolo Parente, il direttore generale di TCIO, mi ha trattato ed ha rinforzato ancora di più la scelta che avevo fatto.
Ogni giorno mi alzo, spinto dalla forza di far star bene le persone, e lo voglio fare con l’osteopatia.”
3) Come ti sei preparato per le Paralimpiadi?
“Nel momento della qualificazione alle Paralimpiadi ho dovuto fare una scelta e accantonare per un anno l’osteopatia e TCIO.
Ho svolto per 7 mesi una serie di allenamenti continui: in una settimana ne facevo circa 11 in acqua e 3 in palestra, distribuiti in tutto l’arco della giornata. È stato stremante, ma lo rifarei altre mille volte.”
4) Avresti mai pensato di arrivare a vincere tutte queste medaglie? Ci sono altri record che vorresti battere?
“Ci speri, lavori per ottenerle tutte queste medaglie. Ovviamente riuscire a vincerle alle olimpiadi vale 100 volte un mondiale, perché non sei da solo in gara…quella è “LA GARA”.
Per quanto riguarda i record? Non lo so. Probabilmente un premio mi spetta come primo osteopata disabile!”
5) Quanto tempo portano via i tuoi allenamenti? È difficile per te organizzare la tua vita di atleta e di studente di osteopatia?
“Adesso sono ancora in “ferie”, ma tendenzialmente faccio circa 3-4 ore al giorno. Terminate le lezioni giornaliere nella Scuola osteopatia TCIO, vado ad allenarmi fino a sera.
La verità è che bisogna sapersi organizzare. Non è facile. Niente lo è nella vita. Per ottenere dei risultati devi rinunciare a qualcosa. Io l’anno scorso ho dovuto accantonare un anno di osteopatia per vincere le Paralimpiadi, ma nonostante tutto il risultato è stato stupefacente.”
6) Sei molto giovane. Hai raggiunto tanti traguardi olimpici, mondiali ed europei, pensi che manterrai questo livello ancora per molto o hai altri progetti futuri?
“Mi auguro di mantenere sempre un livello alto. Ho 23 anni, posso ancora dare molto, ma in cuor mio sono consapevole che non si nuota per sempre (o almeno non a livello agonistico). Devo essere sincero sono soddisfatto dei traguardi raggiunti fino ad ora, ma “record” e sono fatti per essere battuti… soprattutto da te stesso.
Non so precisamente cosa mi aspetta dal futuro, ma l’osteopatia è una delle mie certezze.”
7) Una volta che diventerai Osteopata TCIO ti piacerebbe trattare una “tipologia” particolare di pazienti?
“Non voglio di certo restare legato solo al mondo dello sport.
Tramite l’osteopatia vorrei dare beneficio a tutti quelli che mi circondano, nessuno in particolare.”
8) Professionalmente, come ti vedi da grande?
“Felice! Non guardo tanto in là. Mi sento diviso in tante parti però!
Nuoterò sempre ma sono certo di non voler diventare allenatore. Non voglio correre il rischio di allenare solo con il mio metodo (che non è detto essere il più corretto, ma è il solo che ho imparato). È un paradosso ma tendenzialmente chi allena grandi talenti non è quasi mai stato un talento stesso e questo perché insegnare significa documentarsi, studiare e aggiornarsi su tanti metodi e capire quali sono più funzionali.
E poi se ci ripenso, tra 10 anni mi vedo in un piccolo studio luminoso a trattare i miei pazienti. Nella mia vita futura c’è l’osteopatia, che è una grande fetta della mia vita.
Ecco, sono una torta.”